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Jabal Eifrit
Jabal Eifrit
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Estratto dal rapporto di Sabine Halil Cari cugini, questo posto non mi piace affatto. Mi conoscete, non sono certo una pyon con la zucca vuota pronta per essere riempita di storie di spettri e fantasmi, ma dopo una notte negli altopiani sopra alla Scarpata di Hagga, con quei suoni nelle orecchie... L'antico nome di queste zone significa all'incirca "Monti dei Goblin"! Lo so, lo so: dev'essere il modo particolare in cui il vento soffia giù per il Muro Scudo e passa fra le rocce. E di giorno, lo so bene anch'io, ma calata la notte sento solo quello strano ululato e quei sospiri dalla cadenza malvagia... Ad ogni modo, gli Harkonnen sono alla ricerca disperata di schiavi e la Casa Halil ha risposto all'appello. La Guerra di Assassini ha svuotato il Jabal Eifrit di tutti i suoi Servitori. È vero che l'Imperatore ha decretato che in queste terre non è consentito combattere, ma gli insediamenti rimangono delle città fantasma. E come avrete già indovinato, cugini miei, tutti i rifugiati, avvoltoi e banditi che si annidano qui sono pronti per essere catturati e venduti. Completerò presto la mia ricognizione. Non intendo trascorrere un'altra notte qui, fra ululati e sussurri. Dal diario di Ariste Atreides E così arriviamo alla Mano di Khidr, o almeno mentalmente, dato che non l'ho visitata di persona. Gli schiavisti della Casa Halil hanno profanato il sito, convertendo una postazione di raccolta di spezia abbandonata nel centro di comando della loro tratta degli schiavi nel Jabal-Eifrit. Secondo la tradizione Zensunni, Khidr era un profeta, un santo oppure un angelo che offriva il proprio aiuto ai bisognosi. Agli occhi degli antichi pellegrini la Mano che si erge dalle pietre doveva apparire come un atto caritatevole, un sollievo allo sconforto e un riparo contro gli elementi. E soprattutto, e questo è il motivo per cui DEVO assolutamente visitarla, ritengo che la Mano di Khidr abbia una valenza nella transizione fra le culture Zensunni e Fremen. Quello che possiamo apprendere da quel sito ha un valore sociologico immenso. Padre mi proibisce di andarci, ma non demordo... |
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